Trattamenti e intervento

Vuoi sapere qual è il percorso che affronterai se deciderai di contattarmi? Curioso di conoscere i tempi in cui potrai recuperare la funzionalità della tua articolazione?

Innanzitutto, ci tengo a sottolineare che non opero e non tratto la radiografia o la risonanza del paziente, ma tratto il dolore del paziente  e le limitazioni nei movimenti e nell’uso dell’articolazione affetta.

Se il paziente non ha dolore o non è limitato, la maggior parte delle volte non è necessario iniziare un percorso di trattamenti o andare incontro all’intervento.

Detto in altri termini, le tecniche con cui intervenire non sono scelte in base alla moda, ma in base al tipo di problema e al tipo di paziente.

L’intervento chirurgico di protesi all’anca

L’obiettivo, quando si effettua un intervento di Chirurgia protesica, è quello di agire nel modo meno impattante possibile e con modelli di protesi che sacrifichino meno osso possibile, per mantenerne una riserva in vista di possibili interventi futuri.

Cerco cioè di ricorrere a tecniche mininvasive, che non significano minore lunghezza della cicatrice, ma maggior risparmio possibile dei tessuti utilizzando tecniche e strumenti innovativi.

Ti ricordo inoltre che un valore aggiunto della clinica in cui opero è la sua specializzazione in ambito ortopedico, che permette a me e al mio team di focalizzarci solamente su quei problemi e quelle patologie che riguardano anche te in questo momento.

Il percorso: dalla prima visita al recupero della funzionalità

Tutto inizia con la prima visita: è in quel momento che ascolto la tua storia e che cerco di capire esattamente dove hai male e quale può essere la causa del tuo dolore.

Eventuali accertamenti come una radiografia (o a volte TAC e risonanza magnetica) devono servire, come dico sempre, a confermare una prima diagnosi, non a fare la diagnosi.

Sono fondamentali anche per posizionare la protesi nel miglior modo possibile.

Si svolge poi una visita di preospedalizzazione in clinica: di solito una ventina di giorni prima dell’intervento e comprende esami ematici e visita anestesiologica.

Eccoci finalmente al giorno dell’intervento, che durerà circa un’ora. Il paziente rimane supino o su un fianco in base alla via d’accesso scelta.

L’incisione sarà di una decina di centimetri o anche meno, e utilizzerò strumenti appositi per ridurre l’aggressione ai tessuti.

 A questo punto, il paziente resta in ospedale 4-5 giorni e se ne va camminando, usando due stampelle spesso solo per precauzione. Il dolore scompare fin dal primo giorno, nella maggior parte dei casi.

Una fisioterapia precoce e un controllo a un mese dall’intervento, con una nuova radiografia dell’anca, completano il trattamento.

Viscosupplementazione (Iniezioni intrarticolari con acido ialuronico)

Quando il consumo di articolazioni come spalla e ginocchio non è troppo avanzato e quando un intervento di sostituzione protesica deve essere evitato (come in pazienti con malattie concomitanti che sconsigliano un intervento) o rimandato (come in pazienti giovani), si può ricorrere alle iniezioni nell’articolazione di diversi preparati.

Si parte dall’acido ialuronico (un naturale componente del liquido lubrificante e nutriente presente nell’articolazione sana), che nutre, sfiamma, protegge la cartilagine e fa produrre nuovo acido ialuronico alle cellule dell’articolazione.

È fondamentale scegliere il tipo di acido ialuronico giusto per ogni situazione, visto che ne esistono moltissimi con caratteristiche diverse.

Esistono acidi ialuronici che nutrono solamente, altri che fanno da cuscinetto meccanico ed altri con caratteristiche intermedie, altri ancora specifici per trattare in modo conservativo le lesioni meniscali (e quindi non operare il paziente, visto che asportare un menisco o parte di esso può portare ad un aumento del consumo del ginocchio).

PRP (Platelet Rich Plasma, ovvero plasma ricco di piastrine)

Quando l’acido ialuronico non ha efficacia si procede al trattamento con PRP.

Il sangue del paziente viene prelevato con un normale prelievo al braccio, e poi centrifugato; si raccoglie un concentrato piastrinico ricco di fattori di crescita che ha un’efficacia sulle tendiniti, gli invecchiamenti tendinei precoci (le tendinosi) e il consumo delle articolazioni.

Trattamento con cellule mesenchimali staminali

Tra i trattamenti di medicina rigenerativa che effettuo c’è anche il trattamento con cellule mesenchimali staminali, ovvero delle cellule prelevate dall’osso del paziente che vengono iniettate nell’articolazione consumata ed hanno un’azione rigenerante e antinfiammatoria.

È bene però essere chiari: checché ne dicano i media, nessuno di questi trattamenti riesce a far ricrescere la cartilagine, quindi non si può pensare che possano portare a una guarigione dal processo di consumo.

Aiutano comunque a ridurre il dolore, a migliorare la qualità di vita del paziente e a procrastinare il ricorso ad interventi chirurgici irreversibili come la protesi.

Sottolineo ancora una volta che è fondamentale scegliere il trattamento giusto per il paziente e, come dico sempre, non seguire la moda del momento.

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